Con la legge n. 56 del 18 febbraio 1989 nasce formalmente la professione dello psicologo. Scopriamo insieme chi è questa figura, che lavoro fa e come lo fa!
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INDICE
Chi è lo psicologo
Lo psicologo è un professionista della salute mentale che si rivolge alla persona, intesa non solo come singolo individuo, ma anche come parte di una coppia, di una famiglia, e quindi di un gruppo più ampio di persone, di un’azienda e di una comunità territoriale, per promuoverne il benessere.
Agisce su diversi piani: si occupa di prevenzione, effettua diagnosi e svolge attività di abilitazione, riabilitazione e sostegno. Contribuisce, inoltre, alla ricerca sperimentale e all’insegnamento in ambiti che sono di sua competenza.
Per diventare psicologo, in Italia occorre conseguire una laurea triennale (L-24) e una laurea magistrale in Psicologia (LM-51). Quest’ultima, grazie ai decreti attuativi della L. 163/2021, abilita gli studenti all’esercizio della professione, sostituendo di fatto le quattro prove che andavano a costituire il tanto temuto Esame di Stato.
Condizione necessaria, però, per lavorare sotto il titolo di Psicologo, e quindi per potersi dichiarare tale, è l’iscrizione alla sezione A dell’Albo degli Psicologi di una regione italiana.
Ma come ci si accerta che il professionista al quale ci si è rivolti sia in regola? Basta fare un salto sul sito del suo Ordine territoriale di riferimento o su quello dell’Ordine Nazionale degli Psicologi. Sia gli Albi regionali sia quello nazionale sono, infatti, pubblicamente consultabili online! Agli stessi link è inoltre possibile verificare che il professionista abbia conseguito anche il titolo di psicoterapeuta per aver frequentato e portato a termine una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia. Iscriversi a quest’ultima non è obbligatorio ai fini dell’esercizio della professione: si tratta, infatti, di un percorso di perfezionamento ulteriore, della durata di quattro anni.
Dove troviamo lo psicologo
Lo psicologo opera sia nel privato come libero professionista, sia nel pubblico presso aziende, servizi educativi, socio-sanitari e enti locali. In base alle sue inclinazioni e alla sua formazione specifica, le sue aree di intervento sono molteplici.
Lo vediamo nelle scuole, nei tribunali, nei servizi per l’infanzia, l’adolescenza e la terza età, nel campo delle emergenze, dello sport e delle risorse umane.
Ma riconoscerlo quando presta servizio non è poi tanto semplice.
Personalmente mi piace pensare allo psicologo come a un professionista in incognito.
Se, infatti, siamo soliti riconoscere un professionista sanitario dal fatto che indossi un camice, proprio come se fosse la tuta di un supereroe, per lo psicologo la questione è un po’ diversa.
Diremmo quasi che si tratta di un Clark Kent che se ne sta in sordina finché non c’è bisogno del suo intervento. Anche in quel caso, tuttavia, è pronto a tirar fuori il suo camice soltanto nei contesti in cui è più indicato. Mi riferisco agli ambienti prettamente clinici, come ospedali, case di cura, consultori, nei quali il camice diventa un tratto distintivo dell’equipe medico-sanitaria. In altri spazi, invece, come scuole, aziende, tribunali, non sempre si incontra tanta formalità.
Oggi questo supereroe è molto più ricercato che in passato, complice la pandemia da Covid-19 e l’idea che preservare la propria salute significhi farlo a 360°: perché quella mentale è da considerarsi al pari di quella fisica.
Grazie, inoltre, alle potenzialità delle terapie online, cade ogni possibile barriera tra noi e il professionista al quale desideriamo rivolgerci. Tramite sito web, pagina Instagram, Facebook, Tik Tok e varie app di sostegno psicologico, oggi possiamo contattare il professionista di cui abbiamo tanto sentito parlare, quello che ci piace di più, quello di cui sentiamo di avere più bisogno. Quando e dove vogliamo, dovunque ci troviamo.
Sfatiamo il mito
Incontrare qualcuno che non è mai stato dallo psicologo, oggi è quasi raro.
Chi decide di intraprendere un percorso, lo fa perché mosso dalla volontà di prendersi cura di sé. Quasi non si pensa più di averne bisogno perché si è una persona debole, o addirittura con qualche rotella fuori posto.
Momenti di stallo, incertezza, difficoltà che sembrano insormontabili, infondo ce li abbiamo tutti. Chi decide per la terapia, però, riconosce che non deve necessariamente affrontarli da solo.
Infatti, lo psicologo può essere d’aiuto a tutte le età e in svariate circostanze del ciclo di vita. Può sostenere il nostro sviluppo dall’infanzia all’adolescenza, supportarci mentre ci impegniamo a diventare genitori, a scegliere una carriera, quando necessitiamo di adottare uno stile di vita più salutare o sicuro, o quando sentiamo di voler superare eventi traumatici, della portata di un lutto o di una malattia.
Dedicarsi lo spazio anche solo di un colloquio, permette alla persona di investire su una migliore qualità della propria vita, trovando il contenitore più adatto in cui riversare i propri vissuti di sofferenza o disagio.
Grazie al proprio psicologo, infatti, si esplorano emozioni, pensieri, motivazioni e comportamenti. Con l’obiettivo di accoglierli per cambiare e per potenziare delle risorse che sono già in proprio possesso: infatti, lo psicologo non fornisce una soluzione già pronta a uno specifico problema (poiché neanche esisterebbe!), ma aiuta la persona a crearla sulla base delle proprie esperienze.
Per concludere…
L’intervento psicologico così realizzato aderisce perfettamente alla realtà del singolo, permettendogli con più facilità di individuare degli obiettivi da raggiungere e concordare insieme al professionista le strategie più adatte da mettere in campo per renderlo possibile. Tutto ciò avviene attraverso l’uso di strumenti tipici della professione, come il dialogo mirato, test, questionari e pratiche che possono variare da un approccio all’altro.
Grazie per aver letto fino a qui!
Dott.ssa Anna Falco